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lunedì 31 gennaio 2011

L'addio ai monti

Oggi è il mio ultimo giorno italiano, e sono un po' elettrica.
Nonostante le numerose ore aeroportuali che ho accumulato, le partenze riescono sempre ad innervosirmi.
Ci sono tutte quelle incombenze pratiche come preparare la valigia, racimolare tutti i documenti, fare il check in, stampare la carta di imbarco, sincronizzare gli spostamenti.. e poi le incombenze emotive come distribuire saluti, mangiare l'ultima pizza, chiudere le persiane della stanza accarezzando le montagne con lo sguardo, sorbirsi le prediche dei genitori, ecc.
Sono tante le cose che mi mancheranno a Parigi, come la nebbia ad esempio, che mi piace tantissimo quando avvolge tutto fittamente e fa imprecare il guidatore di turno.
Mi manca andare in bici giù all'Adda, e non poter riconoscere tutti i miei riferimenti: la salita della colonia, la panchina nascosta, il punto dove il fiume si divide ed è più bello, le fonti dove fermarmi a bere dalla coppa del nonno lasciata lì apposta. 
Mi manca camera mia, i miei poster dei Sex Pistols e dei Trezzo Fast Fest, i miei libri tutt'intorno, il mio letto singolo sempre disfatto, i miei cassetti semiaperti, le poesie che preferisco appese al muro della scrivania.
Mi mancano i miei genitori, che a distanza amo di più. Perché quando ci si sente 3 volte a settimana, non si ha mai voglia di litigare, e anche se mi annoio lo stesso a sentire le loro notizie da barbagianni, le ascolto più volentieri.
Gli amici mi mancano in un modo diverso.. perché più che altro mi piacerebbe portarli con me per spassarcela a Parigi, e condividere con loro delle avventure che in solitaria non considero nemmeno, come la discoteca-crociera sulla Senna! Cosa vado a farci da sola? Se non c'è nessuno che si ubriaca e vomita per conto mio che divertimento c'è?

E poi mi mancano gli odori di casa mia.. l'odore della pasta e broccoli ad esempio, che a voi magari farà storcere il naso, ma che a me tira fuori tutto il sangue meridionale che ho nelle vene, o il profumo della focaccia pugliese appena sfornata che sento già sul pianerottolo...

Oh amici, dopotutto anche con i migliori propositi, partire è sempre un po' morire..

domenica 30 gennaio 2011

Il brunch chez Zango

Ogni tanto cedo alla tentazione di concedermi un brunch domenicale, specialmente quando mi alzo molto tardi, e non ho progetti troppo intellettuali per il pomeriggio. Il posto che preferisco è Zango, che a Parigi si trova sia nel primo che nel quattordicesimo arrondissement.

Il locale è concepito sul leitmotiv del viaggio e dell'esplorazione. Sui menù trovate la spiegazione del suo nome, ovvero la descrizione della pianta zango, un albero provvidenziale per tanti avventurieri perché oltre ad essere una fonte d'acqua, il suo fogliame a ventaglio si dispone sull'asse est-ovest, aiutando l'orientamento di chi si è smarrito.
Anche l'arredo del locale verte su questo tema, cartine geografiche, libri di viaggi, atlanti e piante rigogliose contribuiscono all'atmosfera quasi colonialista.
I piatti del menù prendono il nome dai più grandi esploratori, e sono preparati con ingredienti esotici come platano, manioca e spezie. L'assiette costa 13.5€, con bevande 16€ e le porzioni sono davvero enormi.
La cucina, è molto sostanziosa... al limite del pesante oserei dire, come in ogni ristorante di Parigi, l'aglio è molto usato.
Durante il brunch, si potranno gustare brioches e baguette fragranti, con burro, marmellate e miele. Una bevanda calda tra caffé e vari te, un succo di frutta, e a seguire una verisione mignon (ma sempre abbondante) dei piatti unici del menù.
Consiglio Paul Emile Victor, perché risulta la scelta più leggera.
Salmone grigliato con salsa badiane, riso basmati, samossa vegetariana, caviale di melanzana e insalata verde.
SCONSIGLIO, rischio diabete fulminante, brioche poêlée façon pain perdu con caramel laitier et glace à la vanille, una briosche ripassata al burro su un oceano di caramello tipo mou, e gelato.
Oltre al brunch domenicale, e ai piatti per ogni giorno, Zango propone una selezione di zatazés (originali stuzzichini) per l'aperitivo, ed in generale i dettagli molto curati, il personale cortese, e il pezzetto di zenzero candito affianco al caffé, vi faranno tornare sempre volentieri.
Raccomando però, di fare una lunghissima passeggiata digestiva, e che le vostre visite non siano troppo frequenti, pena l'allargamento non indifferente del vostro giro vita!

sabato 29 gennaio 2011

Pigalle

Questo sabato vi porto nel quartiere più trasgressivo di Parigi, ovvero Pigalle!!!
Appena risaliti in superficie dalle gallerie metropolitane, verrete investiti da una girandola incredibile di abbaglianti luci al neon, e sentirete risuonarvi in testa una musichina da spogliarello burlesque, tipo "The stripper". Sarete letteralmente circondati da night club e sexy shop luccicanti, dove provocanti signorine con orecchiette da coniglio e ben poco altro addosso vi inviteranno ad entrare con ammiccamenti di varia natura... insomma, il paradiso dei cattivi ragazzi e ragazze!
Ma quali sono le tappe irrinunciabili di questo vacarme?
Senza ombra di dubbio, il glorioso Moulin Rouge, che ahimé, a causa delle tariffe spropositate rimane inaccessibile ai più. La fotografia di rito non costa nulla, e potrete almeno portarvi a casa un po' della sua leggendaria atmosfera.
A seguire, Les Folies De Pigalle, una discoteca.. come dire? alternativa.. nella quale lo spettacolo è il pubblico stesso, che con travestimenti originali rende questo posto unico!
Altra tappa "CULturale" è il museo del sesso! L'ingresso costa 5€ e vi darà accesso ai 4 (o 5?) piani del museo nei quali potrete vedere la forma fallica (ma non solo) declinata in un miliardo di modi! Disegni, quadri, sculture, fumetti, vasellame antico, cinture di castità, poltrone erotiche (per lui, per lei, per tutti..), libri antichi, fotografie d'epoca, ma soprattutto...... ore ed ore ed ore di film pornografici del secolo scorso. E credetemi, le perversioni rappresentante farebbero arrossire anche i più assidui frequentatori di you porn!!
Alla fine della lunga visita, potrete sbizzarrirvi alla boutique del museo, dove tra copricapezzoli, preservativi di design e anelli vibranti fosforescenti, perderete anche l'ultima ombra di pudore.
Ora, siete pronti per la Mecca degli erotomani, il fulcro moderno del quartiere, il mastodontico Sexodrome!! Conosciuto dagli esperti, le "paradis du cul et le temple du sex", questo imponente edificio coronato da caratteri cubitali al neon, cela dentro sé il sogno di ogni libertino.
Definito anche "centro di divertimento per adulti", offre alla sua clientela sauna e bagno turco, sale di proiezione discrete, camere più o meno private, spettacoli di lap dance e quant'altro. Oltre ovviamente, al più grande sexy shop d'Europa, con una vastissima gamma di articoli per il piacere.
Chicca suprema, non trovo più il sito, ma fino a qualche mese fa, stampando una sua pagina, era possibile avere in omaggio un grazioso sex toy oppure un buono per una saletta di proiezione privata, nella quale scegliere tra centinaia di film di quale godere...

venerdì 28 gennaio 2011

Le cinéma

Indovinate qual è la città con più cinema del mondo?! Essì, ovviamente Paris!
Comincio dicendo che non ho minimamente la preparazione necessaria per parlarvi del cinema così come della settima arte, ma posso parlarvi dell'approccio francese ad esso.
Di cinema a parigi, ce ne sono per tutti i gusti. Dal multisala comerciale, al cinemino con la tappezzeria che puzza ancora di fumo, fino alla leggendaria Cinémathèque Française!
In città c'è persino un quartiere dedicato al cinema, ovvero la zona Odéon.
Inoltre, per i veri cinefili, il Forum des Halles soddisferà la vostra sete di conoscenza con le sue migliaia di pubblicazioni e pellicole in consultazione.
Il cinema fa parte della vita dei parigini, e c'è addirittura la possibilità di sottoscrivere un abbonamento!!
Con 20€ al mese (e impegno annuale) potrete vedervi tutti i film che volete, tutte le volte che volete.
Ovviamente, cinema che vai, programmazione che trovi.
Nei multisala ci saranno le pellicole del momento, i classici film di animazione per famiglie e gli sparatutto d'oltre oceano, mentre nei cinemini di quartiere, quelli affascinanti e polverosi, potrete ritrovare i grandi classici intramontabili o i nostalgici film in bianco e nero.
Alla Cinémathèque Française ovviamente, il cinema è più che intrattenimento!
Con la sua programmazione fittissima, vi proporrà pellicole dei grandi autori, da Akira Korosawa ad Hitchcock, ma anche le novità underground che difficilmente vedrete altrove. Il tutto rigorosamente coronato da validissimi approfondimenti per i veri intenditori.
Qui a Parigi si trova anche Le Grand Rex, ovvero lo schermo più grande d'europa, nonché, pezzo forte della città, La Géode, una grande sala da 600 posti, di forma sferica, dove i film vengono proiettati sulla volta, 10 volte più grandi del formato classico!!!
Il denominatore comune di tutti i cinema, è il massimo rispetto per la lingua originale! Quasi tutti i film vengono proiettati sottotitolati, in modo da poter davvero apprezzare le capacità degli attori protagonisti.
Sicuramente in Italia, possiamo vantare i migliori doppiatori, e indubbiamente il loro lavoro è da apprezzare, e le loro voci rendono perfettamente le emozioni del grande schermo, ma sentire la vera voce di Al Pacino, non ha prezzo!!
A chi pensa che i sottotitoli distraggano dalla bellezza del film, ribatto che dopo pochissimo, l'occhio riesce perfettamente a leggere e a percepire la scena nella sua interezza.
Una cosa che mi stupì molto i primi tempi, è stato il notare genitori e bambini fare la fila per il cinema dopo scuola! Quali mamme o papà farebbero lo stesso qui da noi?! Molto più comodamente, i bambini verrebbero piazzati davanti alla tele, che senza mezzi termini, è solo spazzatura.
Il cinema invece, risveglia la fantasia del bambino! E sopratutto, gli evita (almeno in parte) di essere bombardato da tutti quei messaggi devianti e consumistici che provengono dalla pubblicità e non solo!
Per concludere, l'approccio parigino al cinema, è molto più attivo che passivo e vedere un bel film, gode della stessa considerazione del visitare una buona mostra o leggere un libro.


giovedì 27 gennaio 2011

La grève

Oggi non avevo mica troppa voglia di scrivere, essendo un po' a corto di argomenti.
Stavo per rassegnarmi ad uno sciopero creativo, quando ho avuto un'illuminazione: scriverò degli scioperi parigini, ovvero della temutissima grève!
Si possono distinguere molto grossolanamente due tipi di grève, quella di carattere sociale e politica su larga scala, e quella riservata agli operatori dei mezzi pubblici.
Entrambe, sono sempre portatrici di caos e disperazione!

D'altronde si sa, i francesi sono rivoluzionari per definizioni, e nel corso della storia hanno dato svariate prove del loro valore: prima come rivoltosi gaulois in grado di tener testa a Cesare, poi come combattivi sans-culottes capaci di spodestare il sovrano, e in tempi più recenti come acerrimi nemici della borghesia conservatrice nel leggendario Mai '68.
La lotta di classe, ce l'hanno nel sangue, ed è per questo che anche adesso, gli scioperi parigini sono delle révolution française in scala ridotta!

Quando si tratta della grève dei mezzi pubblici, si scatena il panico tra i cittadini.
L'efficientissima metropolitana comincia il suo singhiozzo, e Parigi si paralizza, risuonando degli sbuffi e dei n'est pas possible della gente.
Alcuni fortunati (e coraggiosi) si accaparreranno un Velib per pedalare su due ruote fino all'ufficio.
I pendolari delle periferie invece, si rassegnano ad una giornata di delirio, alla fine della quale torneranno a casa ad orari improponibili dopo aver provato la stressante e faticosa vita di una sardina in scatola,  della quale tra l'altro, condivideranno anche l'odore!
Fortunatamente, nel giro di pochi giorni, la situazione torna alla normalità!

Nel caso di sciopero nazionale, APRITI CIELO!!!
L'ultima grande grève è stata quella per l'allungamento dell'età pensionabile dello scorso settembre.
Manifestanti di ogni ceto, etnia ed età si sono radunati per le strade di Parigi seminando scompiglio.
Nelle periferie, la rabbia dei lavoratori è sfociata nel vandalismo. Numerose le carcasse di macchine in fiamme e le saracinesche distrutte.
Per sedare la vera e propria rivolta è stato necessario l'intervento delle forze dell'ordine, che a suon di cariche e lacrimogeni hanno faticosamente ripristinato l'ordine in città.



Purtroppo nonostante gli sforzi e le proteste dei manifestanti, la riforma è passata con grande dispiacere dell'intera popolazione, ma sicuramente lo spirito rivoltoso dei francesi, non si rassegnerà mai alla muta obbedienza, e continuerà a combattere per quello in cui crede.. cosa che noi italiani, dovremmo incominciare a fare!

mercoledì 26 gennaio 2011

PARis PARade

Ecco una classifica delle 8 bizzarie linguistiche francesi che nessuna scuola vi ha mai insegnato e che rendono difficoltosi i vostri primi scambi comunicativi!
Dal più innocuo al più deleterio, eccoli a voi:


 8) Ouais: è paragonabile forse al nostro "see" ed altro non è che un oui trascinato e colloquiale che si pronuncia "uee", nella lingua orale è decisamente predominante rispetto al oui.

7) Chouis: pronunciato [ʃui:ʃ]  (shuishh) è la contrazione orale e scritta dell'espressione "je suis" e vi potrà capitare di leggerlo in un sms (téxto) o su facebook. A volte si usa anche choui

6) Shhhhh: l'accento parigino prevede questa dilatazione dell'ultima sillaba, o in alcuni casi l'apposizione di questo suono, il ché da un aria molto sofferta alla conversazione nonché provoca alto rischio di incontinenza: "mercishhhhhh, shouishhh de Parishhh"

5) Abbreviazioni: il francese è la lingua più contratta del mondo! Ogni sostantivo ha la sua abbreviazione, ed ogni espressione ha la sua sigla!  résto, ciné, fac, svp, a+, pt-dej.. le vocali sono entità trascurabilissime

4) Pernacchie: si tratta di curiosi suoni pneumatici prodotti dall'emissione di aria dalle labbra strette. Hanno vari significati, "non saprei, non ne ho idea", "non è un problema", "non mi interessa", e sono lo scarno equivalente della nostra gesticolazione

3) La bocca a culo di gallina: non ho trovato nessuna perifrasi altrettanto chiara! I francesi, e soprattutto i parigini, parlano a bocca quasi chiusa,  l'esatto contrario di noi italiani. Una prova? quando noi indugiamo nel ricordarci qualcosa diciamo "eeeehm" oppure "aaaa..", loro "oeuuuuh" ritrovandosi con le labbra a formare il di cui sopra culo.

2) Nazionalismo linguistico: è il fenomeno per il quale, se tutto mondo dice computer, i francesi dicono ordinateur e se universalmente si pronuncia "Wai-Fai" all'inglese, qui dovrai dire "WI-FI" anche al più consumato informatico.
Il terzo reich, diventerà raishhh e farà molta meno paura, e ogni singolo artista vedrà francesizzato il suo cognome, persino Léonard de Vinci!

1) Snobismo comunicativo: si tratta della totale mancanza di impegno nel comprendere uno straniero che parla francese. Cercando la tomba di Chopin al Père-Lachaise, ho chiesto informazioni agli autoctoni, che ovviamente assicuravano che non ci fosse alcun ChopEn sepolto lì! Dopo vari tentativi, capirono che si trattava di ChopAn ...... bah!

martedì 25 gennaio 2011

Non, rien de rien...

Esattamente un anno fa, arrivavo a Parigi con due valige ed un sorriso che arrivava da un orecchio all'altro.
Per onorare questo anniversario, ho deciso di regalarvi solo una canzone.
Questo, e ciò che penso ora riguardo la mia scelta..


Non, rien de rien
Non, je ne regrette rien
Ni le bien qu'on m'a fait, ni le mal
Tout ça m'est bien égal
Non, rien de rien
Non, je ne regrette rien
C'est payé, balayé, oublié
Je me fous du passé
Avec mes souvenirs
J'ai allumé le feu
Mes chagrins, mes plaisirs
Je n'ai plus besoin d'eux
Balayés mes amours
Avec leurs trémolos
Balayés pour toujours
Je repars à zéro
Non, rien de rien
Non, je ne regrette rien
Ni le bien qu'on m'a fait, ni le mal
Tout ça m'est bien égal
Non, rien de rien
Non, je ne regrette rien
Car ma vie
Car mes joies
Aujourd'hui
Ça commence avec toi...




lunedì 24 gennaio 2011

Émile Zola

Oggi mi do un tono e scrivo di cultura, parbleu!
Trovandomi a dover scegliere il mio autore francese preferito non ho dubbi: si tratta sicuramente di Émile Zola.
Il perché è presto detto, il suo stile impeccabile, fatto di lucidissime analisi sociali e minuziose descrizioni dei microcosmi parigini del XIX secolo, non possono che colpire chi come me, ha già di per sé un debole per questa affascinante città!
Massimo esponente del naturalismo, la sua penna poteva diventare a tratti un pennello di precisione, con il quale raffigurare spaccati parigini di uno scioccante realismo, e a tratti una lente capace di osservare e riportare le più sottili sfumature dell'animo umano.
Quest'immensa capicità di analisi, questo talento nel trasmettere con precisione la sostanza del suo tempo, sono dovuti alla sua formazione giornalistica.
I temi affrontati sono dei più vari: alcolismo, povertà, degradazione, violenza, prostituzione, lotte sociali.. temi ahinoi sempre attuali, poiché universali, e proprio per questo motivo, sempre coinvolgenti.
Il fil rouge che mette in relazione tra loro questi argomenti, sono i legami familiari, ovvero l'ereditarietà dei caratteri, analizzati con dedizione quasi scientifica.
La teoria alla base dell'opera di Zola, è questa combinazione tra le influenze sociali e la trasmissione genetica.
Il vizio, trasmesso dagli avi, si consolida nell'ambiente familiare che non fa altro che perpetuare squallore e sfortuna senza possibilità di redenzione per i protagonisti dei suoi romanzi.
Zola traccia quindi la storia di più famiglie, intrecciando tra loro le vicende e dando vita ad un palpitante reticolo che fà da specchio alla società in cui egli stesso vive, ma che a causa delle sue problematiche senza soluzione di continuità, è anche la società in cui noi ci troviamo a vivere adesso!!
Prendiamo ad esempio Nanà, uno dei suoi romanzi più celebri.
La vicenda descrive la parabola di un'affascinante ragazza, che dal marciapiede passa al palcoscenico, seduce banchieri e uomini politici arricchendosi e corrompendoli fino a farli cadere in rovina e distrugge tutto quello che ha intorno in una smania consumistica. A più riprese cade in miseria e si risolleva sempre grazie alle sue doti di seduttrice, ed infine, perisce disgraziatamente, come la madre prima di lei.
Sbaglio, o questa storia potrebbe essere confusa per un articolo del giornale di oggi?
È per questo motivo, pertanto, che vi invito a leggere i romanzi di questo autore; oltre ad una piacevole srittura e ad interessanti approfondimenti storici, tra le pagine delle sue opere troverete innumerevoli spunti di riflessione sulle vicende contemporanee.

domenica 23 gennaio 2011

Le café de la Mosquée

Finalmente domenica.. un giorno lento, per riprendersi dalla settimana impegnativa e dai bagordi del sabato sera.
C'è un posto nel quale amo particolarmente passare la mia domenica pomeriggio, e si tratta del café de la Moschea.

 Di fronte al Jardin de Plantes, si trova questo cancello oltrepassato il quale, vi sembrerà di aver attraversato il Mediterraneo e di ritrovarvi in Egitto o in Marocco.
Nel cortile anteriore, i tipici decori geometrici blu adornano le piastrelle bianche dei tavolini da caffè e della scalinata in stile Alambra, mentre poltroncine di rattan vi accoglieranno morbidamente durante i mesi estivi.
All'interno, un bancone tiepidamente illuminato fa bella mostra della più tradizionale pasticceria araba: i profumi di cocco, mandorla, pistacchio, rosa e miele cominciano ad inebriarvi di piacere.

Passati nella vera e propria sala, troverete grandi tavoli rotondi in rame o ottone finemente decorati, divanetti in tinte calde, lampade traforate sempre in ottone, le tipiche finestre a ogiva, le pareti stuccate in arancio... brevemente, un atmosfera da mille e una notte.
Una volta accomodati, passerà (più o meno rapidamente) un cameriere a prendere la vostra ordinazione.
Un must, è il te marocchino alla menta, servito nei tipici bicchierini di vetro e ovviamente, iper zuccherato, ma potete anche ordinare un succo di mela, o una bibita, quasi tutto al prezzo di 2€.
Il cameriere vi proporrà un piatto da 5 pezzi dolci a 10€, ma vi sconsiglio di cedere alla comodità, e di alzarvi per scegliere al bancone il pasticcino che più vi seduce, anche sta volta, a 2€ l'uno.
Personalmente, adoro le consistenze gelatinose, e qui trovo un cubo di gelatina alla rosa delicatissimo che amo molto, ma vale sempre la pena di sperimentare qualcosa di nuovo.
Una volta tornati al vostro tavolo, potete rilassarvi. Se è primavera, potete godervi uno spettacolo insolito: dei passerotti entreranno volando dalle ogive, si poseranno sulle lampade, vi svolazzeranno intorno, e una volta terminato il vostro dolce, si poseranno sul tavolo per reclamarne le briciole!
Chiaramente questo non può che contribuire all'atmosfera da favola di questo angolo di Marocco...
Se avete scelto di accomodarvi nel cortile anteriore o nella sala esterna riparata e riscaldata, avete la possibilità di fumare la sciscia (šīša), ovvero il narghilè, con i numerosi tabacchi aromatizzati che vi saranno proposti.
Prima di tornare per le strade di Parigi, potete fare un giro al bazar del café.
Troverete stoffe coloratissime, lampade, henné, incensi, cuscini, artigianato in legno e persino le babbucce di aladino!
E dopo aver acquistato un oggettino anti nostalgia, potete tornare a casa 'ché domani si lavora!

sabato 22 gennaio 2011

L'Imprevù Café

Oggi è sabato, e ho deciso di consigliarvi un locale parigino dove passare una piacevole serata, e bere un cocktail non diluito!
L'Imprévu Café è una scoperta piuttosto recente: durante una passeggiata nel marais, laddove il quartiere gay/ebraico/chic si fonde in quello punk/metal/core, ci siamo fatti tentare da questo locale imprevisto.
Alle vostre spalle, barbuti rabbini passeggiano su un tappeto di flyer di discoteche gay dai quali ammicca un big jim ben oliato, davanti a voi orde di metallari in pelle e anfibi, scambiano sguardi rabbiosi con i punk crestuti.
Nell'angolo, un'oasi di pace e humour!
Appena entrati, la tipica sensazione calda e umida di tutti i locali parigini si manifesta nell'appannamento dei miei occhiali.
Dopo aver riacquistato la vista, un caleidoscopio di patterns e colori mi si manifesta in forma di arredamento, ovvero poltrone e sedie di ogni genere, nessuna uguale all'altra. Le pareti sono addobbate con carta da parati 70's e bizzarre foto d'epoca di uomini baffuti. Ovunque vedrete piante finte, stickers e amenicoli provenienti da sconosciute dimensioni parallele.
Se sarete fortunati, potrete scendere nella cave, una vera e propria cantina (come capita spesso nei locali di Parigi) anch'essa umida ma fresca, una specie di tunnel sotterraneo in pietra, debolmente illuminato da candele, dove potrete guardare distrattamente un film muto proiettato sul fondo, mentre chiacchierate e bevete con i vostri amici accomodati su dei divanetti di velluto rosso.
Anche la lista è originale, piena di blague divertenti come

"Renseignements du serveur offerts par la maison,
câlin du serveur à la tête du client"    
spiegazione del cameriere offerta dalla casa, carezza del cameriere a piacere (alla testa) del cliente

Humour a parte, qui potrete ordinare un ottimo mai tai, ma attenzione, siamo pur sempre a Parigi, dove non troverete mai un cocktail strong, né in alcol, né in sapore! Infatti anche qui tutti i long drink sono estremamente dolci, e se siete uomini rudi, meglio optare per una birra o per un superalcolico liscio.
L'altro inconveniente tipico dei locali parigini è l'appiccicosità dei tavoli!
Specialmente se arrivate a tarda serata, sarete accompagnati dalla tipica sinfonia di schik schiak, e nemmeno l'Imprévu fa differenza..
Una volta superate queste resistenze però, che sono imprescindibili nella capitale francese, passerete sicuramente una piacevolissima serata!



venerdì 21 gennaio 2011

Les macarons

Oggi voglio scrivere di questi dolcetti sparaflashanti che non passano certamente inosservati nelle boulangerie parigine: i macarons.
Uno sguardo sprovveduto può facilmente scambiare questi piccoli capolavori della pasticceria per un semplice biscotto farcito...errore!
L'anatomia del macaron prevede due leggerissime e varopinte meringhe alla mandorla, a custodia di una cremosa ganache aromatizzata.
Oltre la fragile crosticina, si cela una sooooffice scioglievolezza zuccherosa, e il naufragar m'è dolce in questo mar!
Gli aromi sono pressoché infiniti. Accanto ai classici vaniglia, cioccolato e caffé, troviamo pistacchio, fragola, caramello, menta, futto della passione, mango, frutti di bosco, lavanda.. non c'è limite al gusto!
Ma come si preparano questi pasticcini dall'aria così parigina?
Come tutti i piatti tradizionali, anche la ricetta dei macarons è accompagnata da secoli di storia e innumerevoli "segreti".
Da Ladurée, pasticceria che sta ai macarons come Luini sta ai panzerotti, i dischi di meringa sono lasciati sulla teglia per 24h prima di essere infornati, per perdere l'umidità e formare una crosticina che possa trattenere tutta la fragranza dell'impasto.
Ma a dire il vero, i macarons a Parigi, si possono trovare davvero ovunque, e a grande sorpresa, anche da McDonald's, dove nell'angolo McCafé si possono gustare croissant, pain au chocolat, fette di flan nature e tutte le specialità delle boulangerie... chiaramente, considerando che per le strade ci sono più boulangerie che semafori, curiosità a parte, vi consiglio di fare 5 passi in più, e gustarveli nella versione tradizionale!
E per chi non ha in programma di venire a Parigi?
Se non riuscite ad arginare la vostra acquolina, vi consiglio di armarvi di pazienza, e lanciarvi nella preparazione casalinga di questi piccoli chef d'oeuvre!
Su youtube potete trovare innumerevoli varianti, in ogni lingua, e per ogni lingua!

Bon appétit

giovedì 20 gennaio 2011

Le macrodifferenze cap 2

La seconda differenza della quale vorrei scrivere, riguarda la natura femminile.
Chiudete gli occhi per un istante, e immaginate una donna francese.. quasi certamente penserete ad una ragazza molto elegante e profumata, una femme fatale.
Vi verranno alla mente vocaboli francesi come guêpière o lingerie, e avrete delle reminescenze da media inferiore rigurdo la cosidetta "francesina".
Niente è più distante dalla realtà dei fatti!
La donna francese è in primo luogo una donna emancipata, una donna forte, moderna e sicura di sé.
Una donna per nulla subordinata all'uomo, sua pari in tutto e per tutto, svestita da condizionamenti sociali che la vogliono figlia, compagna o madre.. una donna protagonista indiscussa della propria vita.
È per questa loro totale indipendenza dal genere maschile, che le parigine non sentono l'esigenza di essere uno "strumento di seduzione".
La loro femminilità (così come la intendiamo noi italiani) è spesso sacrificata alla praticità.
Senza trucco, senza tacchi, spettinate e mon dieu con calze smagliate, queste degne discendenti di Giovanna d'Arco affrontano la loro vita senza imbarazzo.
Una cosa impossibile per me, che seppur non rappresento il non plus ultra della femminilità, mi trucco persino per andare al mercato, coordino borsa e scarpe, e non posso tollerare la ricrescita oltre ai 2cm!
Ho visto degli splendidi esemplari, giocare a freccette con grande disinvoltura, nonostante i due orsacchiotti di peluches in letargo che avevano sotto le ascelle, ho visto nane da circo indossare delle ballerine e innumerevoli donne indossare cappotti che un italiano può al massimo clementemente definire "gipsy"!
Ma non tutto il male vien per nuocere, infatti è alla naturalezza delle parigine che dobbiamo il grande fermento creativo della moda cittadina!
Per i boulevard della Ville Lumière tutto è concesso, e si respira la libertà di disporre del proprio corpo e del proprio armadio come più piace (clicca qui per qualche esempio di stile "impeccabile")
Tutto questo, contrasta visibilmente con i riconoscibili turisti italiani, definiti anche "ritaliens".
Non ci si può sbagliare.. il 95% delle borsette Louis Vuitton indossate a Parigi, penzolano dal braccio di una connazionale!
Gli italiani, indossano una divisa standard: moncler, UGG, occhiali da sole esagerati... tutto è ipergriffato, e assolutamente identico da persona a persona.
L'esibizione del marchio è una cosa quasi inesistente a Parigi, dove viene considerata una pratica di cattivo gusto.
L'unica griffe comparabile alle nostre, la troviamo su una borsa di tela da 75€, la Longchamp, che è l'unico elemento di omologazione che ho potuto osservare da più di un anno.
Che dire quindi? entrambe le sfumature di femminilità hanno degli inconvenienti.. a ciascuno la propria scelta. Personalmente, consigliereri una Monica Bellucci, nella quale sono sapientemente miscelate, la femminilità mediterranea e la semplicità d'oltralpe!

Le macrodifferenze cap 1

Uno degli argomenti che ritengo doveroso affrontare, sono le conturbanti differenze tra noi figli dello stivale, e i franzosi.
Tralasciamo seppur per un solo momento, la folkloristica assenza del bidet, che collocheremo successivamente in un quadro storico-sociale ben più ampio, e grazie a questo video concentriamoci su un'altra delle macrodifferenze.


I parigini sono completamente slegati dalla cultura cattolica, nella quale invece noi italiani siamo totalmente immersi, volenti o nolenti ,e più o meno consapevolmente.
Da una decina d'anni mi considero atea, ma come la maggior parte degli italiani, sono stata battezzata e ho ricevuto tutti i sacramenti fino alla cresima.
In seguito, non ho mai frequentato l'oratorio, ed ho sempre scelto di essere esonerata da religione a scuola.. va da sé che ad esclusione di un paio di matrimoni e natali, non ho più assistito ad una messa, e che nelle chiese entro come visitatrice e non come fedele.
Nonostante questo, la mia personalità si è modellata in un ambiente intriso di cultura cattolica rispetto a quella dei parigini!
Qui, raramente le persone sono battezzate, e nessuno sembra avere idea di cosa sia la pentecoste, per dirne una.
Durante una lezione in uni, analizzando un capitolo di Le Nœud de vipères, la professoressa ha dovuto spiegare cosa fosse la quaresima, il tutto in una profusione di pardon ed excuse moi, per non urtare la sensibilità dei non cattolici.
Le vacanze, non sono legate alle festività religiose, ma alle stagioni (vacances de printemps o d'hiver), i matrimoni sono considerati accessori ed è la convivenza la scelta più comune, al massimo coronata da PACS.
Di sesso, se ne disute con naturalezza in famiglia e non. La pillola del giorno dopo è disponibile presso qualsiasi farmacia, addirittura gratuitamente per le minorenni, con garanzia di privacy e senza prescrizione medica né diritto di obiezione del farmacista.
Queste cose in Italia sono ancora fantascientifiche, ed il perché è proprio da ricercare in questo diverso approccio alla religione.
Prima di aver osservato questa differenza, ho sempre consiedrato la religione solo come qualcosa di obsoleto e limitante del quale liberarsi, mentre ora ho cominciato a considerare la cultura cattolica (NB: non parlo di fede, che è una questione strettamente personale, ma sempre e solo di cultura) come qualcosa da conservare.
Dopotutto, la cultura cattolica è la base delle radici europee, o sbaglio?
O forse è solo perché è alla base delle mie radici, che mi sembra doveroso conservarla? O solo per lo sfizio di riconoscere i santi raffigurati nei loro martiri? O per il gusto di indossare un abito bianco?
Di una cosa sola ho certezza, che la mia etica, per quanto si autodefinisca laica, è costruita sulla base di questa cultura cattolica, che entra osmoticamente in noi italiani!
Se questa cosa rappresenta uno svantaggio o meno, non riesco proprio a capirlo, ma direi che immeregersi in un'altra cultura nazionale, significa proprio questo: conoscere altri modi di vivere e avere più consapevolezza delle proprie radici che troppo spesso crediamo di conoscere senza esserci mai impegnati davvero per comprenderle.

Cominciamo con ordine

Quando un anno fa sono partita per Parigi con la scusa dell'Erasmus, i miei amici più datati mi regalarono un meraviglioso quaderno rilegato, con una copertina splendida che rappresentava la volta celeste.
Sulla prima pagina, mi raccomandarono di usarlo per appuntare tutte le cose nuove che avrei visto durante i successivi sei mesi, ma come spesso capita ai pigri cronici, dopo un breve slancio di entusiasmo che mi vide riempire una decina di pagine in pochi giorni, il mio "flusso creativo" si prosciugò, lasciandomi con un abozzo di diario di viaggio che non mi soddisfaceva affatto!
A distanza di un anno, dopo mezza dozzina di voli Orly-Linate e viceversa, sto per riprende il mio viaggio.
Tra dieci giorni, partirò con un biglietto solo andata per Parigi, e visto che siamo ancora a Gennaio, ed è ancora la stagione dei buoni propositi, ho pensato di impegnarmi nuovamente nella stesura di una specie di diario, questa volta nella veste di un blog.
Ciò che seguirà, è il racconto delle mie avventure!

A presto :)